Un’analisi naturalistica degli elementi del paesaggio, che l’artista pievese ebbe la possibilità di osservare dai numerosi punti panoramici del suo borgo, per poi rappresentarli nelle sue magnifiche opere.
Come possiamo notare nelle opere del Perugino la natura è molto presente e luoghi acquatici e paludosi vengono rappresentati in maniera precisa. Presenti anche vaste aree aperte.
L’acqua al tempo del Perugino era un elemento del territorio particolarmente abbondante e questo lo possiamo notare nei paesaggi delle sue opere. Molto probabilmente l’artista prese spunto dal Lago Trasimeno e dalla palude che all’epoca interessava la Valdichiana. Al suo tempo la vegetazione era maggiormente estesa, con ampie fasce boscate che ricoprivano le colline e le zone di pianura. Non mancavano comunque vaste aree dove venivano praticate l’agricoltura e la pastorizia. Quest’ultima attività ed il suo caratteristico paesaggio vennero rappresentati nell’opera “’Adorazione dei Magi”.
Testo classe IIB
La lecceta è un bosco in cui la specie predominante è il leccio, una quercia sempreverde appartenente alla famiglia delle Fagaceae, che può raggiungere i 20-25 m di altezza. Le leccete sono tipiche della macchia mediterranea.
Il leccio ha un fusto con corteccia liscia e grigia da giovane, che con il tempo invece diventa dura e scura; le foglie sono coriacee di color verde scuro, ed il suo frutto è la ghianda. Si sviluppa nelle zone con clima mite; può vivere fino a 1.000 anni.
Troviamo la rappresentazione di una lecceta nell’opera “Trittico Galitzin”.
Testo classe IIB
I boschi termofili sono costituiti principalmente da roverella, cerro, orniello e carpino nero.
Li troviamo in numerose opere del Perugino, amano il caldo e sono situati in aree pianeggianti e su piccoli rilievi, riparati dal vento.
La roverella è una quercia che non supera i 20-25 metri di altezza, ha le foglie coperte
da una peluria. Si trova sulle coste e sui rilievi.
L’orniello ha un fusto eretto, leggermente tortuoso, la sua altezza non supera i 10 metri; si trova sulle zone collinari.
Il cerro ha un tronco dritto e una chioma ovale, può raggiungere i 30-35 m; è tipico dei boschi submediterranei, ed è un albero molto frequente negli Appennini.
Il carpino nero può raggiungere i 15-20 metri di altezza, ha un tronco dritto e la chioma espansa; si trova nelle fasce medie delle colline, in posizioni mediamente soleggiate.
Rappresentazioni del bosco termofilo le troviamo in molte opere del Perugino come ad esempio: Polittico di San Pietro, Consegna delle Chiavi e Battesimo di Cristo.
Testo classe IIB
I boschi che si sviluppano in una pianura possono essere chiamati anche boschi planiziali. Al tempo di Pietro Vannucci erano molto estesi, soprattutto nelle zone pianeggianti a ridosso del Lago Trasimeno.
Questo lembo di bosco planiziale situato nella zona del Trasimeno è uno degli ultimi presenti in Umbria. I boschi planiziali sopravvivono in limitate aree scampate al disboscamento.
La specie maggiormente presente in origine era la farnia. La farnia è un albero dal portamento elegante, presenta una chioma molto ampia e irregolare. Il fusto è robusto e la corteccia è liscia; i rami con il tempo diventano massicci. La pagina superiore della foglia è di colore verde scuro, quella inferiore presenta un riflesso bluastro.
Testo classe IIB
La vegetazione ripariale è quella che si sviluppa sulle rive dei corsi d'acqua, di laghi e stagni. Mano a mano che ci si avvicina al corpo d’acqua, dove la profondità è bassa, si può trovare una tipica fascia di vegetazione, spesso molto estesa, quella palustre.
La vegetazione ripariale è costituita da alcune piante come: il pioppo nero, un albero caducifoglio alto fino a 30 metri, con tronco dritto e spesso nodoso, che nasce lungo i corsi d’acqua e i laghi. L’olmo, un albero deciduo alto fino a 30-40 metri, il cui fusto è dritto o lievemente sinuoso. Invece la vegetazione palustre, rappresentata principalmente dal canneto, ha tra le specie che la caratterizzano la tifa. Questa cresce in acque stagnanti o debolmente correnti e può raggiungere i 2 m di sviluppo. Ha caratteristiche infiorescenze femminili formate da migliaia di piccolissimi fiori di colore marrone circondati da peli.
Troviamo la rappresentazione della vegetazione palustre nell’opera “Battesimo di Cristo”.
Testo classe IIB
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